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1 août 2008 5 01 /08 /août /2008 11:24
A Cesena non si vuol riconoscere nessun legame tra la loro Malatestiana di Novello signore della città, e quella omonima di Rimini di Sigismondo Pandolfo (suo fratello) sulla quale esiste un'ampia documentazione.
Ho inviato al Corriere di Romagna questa breve lettera che è stata pubblicata oggi. Essa prende spunto da un saggio apparso sulla rivista di cultura romagnola, La Piê, nel'ultimo numero.

Quel dono da Rimini per Malatesta Novello

Fra i tesori della Malatestiana cesenate (S. XI. I) c’è un codice completato a Rimini l’11 ottobre 1446 da Jacopo della Pergola, la «Naturalis Historia» di Plinio. Nel 1451 Francesco da Figline prepara a Rimini un’altra edizione dello stesso testo per Giovanni Di Marco che nel 1474 la lascerà con tutta la sua biblioteca alla Malatestiana (S. XXIV. 5), dopo esser stato medico personale del signore di Cesena. Dove Francesco da Figline passerà da Rimini, come primo bibliotecario di quella «libraria».
Raimondo Zazzeri nella sua storia della Malatestiana (Cesena 1887) di cui fu bibliotecario, ricorda che il codice di Plinio ha «in fine» una scritta di mano di Jacopo che dichiara di averlo completato in quella data «pro magnifico ac potenti domino Malatesta de Malatestis de Arimino». Il fratello di Sigismondo battezzato come Domenico, si fa poi chiamare Malatesta Novello. Sigismondo è il committente, Novello il destinatario. La scritta non contraddice (come qualcuno pensa) quanto Zazzeri precisa: quel Plinio è voluto da Sigismondo per Novello.
Augusto Campana ricordava che ad Jacopo si attribuivano non soltanto il Plinio riminese, ma pure «il grande S. Agostino, ‘De Civitate Dei’» lavorato a Fano (Malatestiana, D. IX, I). Campana definisce Jacopo «bellissimo scrittore, di mano piena, rotonda, umanisticamente perfetta, da mettere senza esitazione a fianco dei migliori amanuensi fiorentini». Per queste sue qualità Sigismondo lo volle a Rimini. Dove, prima di quella cesenate, era sorta una biblioteca Malatestiana presso i frati di San Francesco (post 1432). Ad essa, spiega Zazzeri, Sigismondo donò «vari Codici» fatti da lui trascrivere.
Sigismondo, ha scritto senza fondamento Enza Savino (1995), «non coltivò interessi da bibliofilo né tanto meno da bibliografo con la stessa costanza e passione del fratello». Roberto Valturio («De re militari», 1455, XII, 13) ricorda che «moltissimi volumi di libri sacri e profani, e di tutte le migliori discipline» furono donati da Sigismondo alla Malatestiana riminese. Il cui inventario (del 1560) fu pubblicato nel 1901 da Giuseppe Mazzatinti. Quella di Sigismondo a Rimini aprì la strada al progetto di Malatesta Novello per la grande «libraria» che è tuttora gloria di Cesena.
Antonio Montanari

Indice di tutti i miei articoli presenti sul web e dedicati ai Malatesti.
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Published by antonio montanari - dans Rimini