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  • : Notizie dall'Italia
  • : Storie, fatti e commenti a cura di Antonio Montanari Agg. 24.12.2021
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Sanlorenzo Un viaggio nel passato. In quel passato che vuol dire soltanto guerra. Ne è nato un libro che il suo autore, Fabio Glauco Galli, ha intitolato "La città invisibile". E che lui stesso spiega così: è una specie di "mappa" verso un luogo sconosciuto, appunto la guerra 1940-44, compiuto da chi non c'era, interrogandone i testimoni.
Galli dedica il suo meritorio ed attento lavoro alle nonne che gli "raccontavano sempre le stesse cose" e lui non capiva perché. E' accaduto a tutti. Sono nato nel 1942, e posso testimoniare: i discorsi sulla guerra tornavano sempre in casa, anche quando eravamo grandi. Sino alla noia. Invecchiando mi sono trovato a scriverne parecchio, come pena nascosta del contrappasso che si sconta vivendo.
Non capivamo il perché, allora, di quei ripetuti racconti. E poi ci siamo messi a ricostruirli e raccontarli tra virgolette.
Galli ha fatto bene ad introdurre le interviste raccolte con una cronologia ragionata che aiuta a collocare nel contesto storico gli eventi dei singoli luoghi nostrani e le narrazioni di quei testimoni. Che spaziano per le 600 pagine, edite da Fulmino.

L'epicentro delle singole storie è Riccione, ma alla fine il quadro è veramente italiano. Non soltanto perché "tutta la Roma che contava si trasferiva a Riccione, per restare vicina a Mussolini" ed alla sua corte. Ma anche per chi arrivò più tardi (1956) come le sorelle Luisa e Silvia Zaban, ebree triestine sopravvissute alle leggi razziali di Mussolini ed alla caccia contro gli israeliti.
Luisa ha detto: "Nella mia famiglia fu mamma la prima ad essere presa [...] per la spiata di un ebreo che, per cinque lire, denunciava tutti i suoi conoscenti". Era pure un loro lontano parente.
Umberto Maretti, figlio di industriali bresciani, dopo l'8 settembre 1943 si rifugia a Riccione nella casa di villeggiatura della famiglia in un sottotetto: "Era con due ufficiali italiani. Se ci avessero preso fascisti o tedeschi saremmo stati tutti e tre fucilati".
Lo scrittore Rodolfo Francesconi crebbe a Rimini dove il padre era vice-ingegnere capo del Comune: fu autore del lungomare "di Palloni" ed esecutore del taglio del Marecchia.
Nel 1944 a 16 anni tenne un diario dattiloscritto, qui in parte riprodotto. Il 2 settembre a carattere stampatello sottolineato, scrive: "I tedeschi sono in ritirata su tutto il fronte".
Guerra In anni successivi, confida Francesconi a Galli, "mi sono reso conto che questo mio diario dei bombardamenti aveva lo stesso stile dei bollettini di guerra [...]. C'era una forma molto rigida e noi, in quelle imposizioni, ci eravamo cresciuti". Come quando si doveva scattare in piedi quando la radio trasmetteva i bollettini di guerra. E per chi non si adeguava era sempre pronto "uno schiaffo plateale davanti a tutti".

"Non c'era solo la preoccupazione per il cibo", spiega Francesconi: "Si stava all'erta per le delazioni". All'Archivio di Stato di Forlì si conservano (secretate per legge) le lettere che denunciavano gli ebrei presenti in provincia: "E so dell'esistenza di una busta ugualmente secretata (non so se per gli stessi motivi) anche alla biblioteca di Riccione".

Sfollati Il volume fa parte di un più vasto progetto, da rappresentazioni teatrali ad un sito web, leggibile da questo link: lacittainvisibile.it.

Antonio Montanari

Notizie ed immagini. Nella foto a destra, lo sfollamento dei centomila nella Repubblica di San Marino, divenuta uno «sterminato rifugio», come dichiarò il giornalista Guido Nozzoli. Che il 19 settembre 1944, mentre si combatte per la presa di Borgo Maggiore, riesce a passare le linee ad Acquaviva giocando con il cane di famiglia, Garbì. Deve contattare ufficiali dell’Ottava Armata che stanno preparando la "seconda Cassino". Si consegna loro prigioniero e li informa della «drammatica situazione dei civili rintanati nelle gallerie». Il Comando inglese rinuncia così «al bombardamento di spianamento di San Marino programmato prima». Il Titano è salvo con gli oltre centomila rifugiati italiani. Nozzoli, allora sottotenente del Regio Esercito ma soprattutto gappista, scrive in un documento ufficiale: «Assicurai l’assoluta assenza di batterie tedesche nel perimetro della città».

In alto, la chiesa di San Lorenzino a Riccione. Sulla figura del suo parroco, don Giovanni Montali, si può scaricare questa biografia da me pubblicata.
Al centro, il ritorno dagli sfollamenti.

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