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  • : Notizie dall'Italia
  • : Storie, fatti e commenti a cura di Antonio Montanari Agg. 24.12.2021
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22 mai 2008 4 22 /05 /mai /2008 18:19

Quando a scuola dimostravamo i teoremi (se ci riuscivamo), era d'obbligo concludere con la sigla "cdd", ovvero "come dovevasi dimostrare".

In politica, con la patologia democratica (PD) vigente, possiamo affermare che, "come volevasi dimostrare", finalmente il segretario Walter Veltroni ha cominciato a capire in qual modo vanno le cose di questo mondo con "questi" uomini di "questo governo".

Oggi infatti Veltroni ha promesso opposizione dura (l'aggettivo è nostro, lui ha parlato di "opposizione che merita") alla "cosa" di cui andiamo a parlare.

La "cosa" è l'annosa questione di Rete4. Emilio Fede doveva andare sul satellite, è ancora sulle reti terrestri.
L'unico che si è agitato sinora a difendere la dignità ed il rispetto del Diritto, è stato il "solito" (sia detto con tutta la simpatia e tenerezza per i suoi slanci ideali) Antonio Di Pietro: "Il Presidente del Consiglio si fa una legge a suo uso e consumo. Questa volta il governo ha presentato una proposta criminogena per salvare Rete4. Ancora una volta saranno gli italiani a pagare per Silvio Berlusconi. E' un emendamento per aggirare la sentenza della Corte di Giustizia europea e quella della Corte Costituzionale italiana, che danno ragione a Europa7".

Aggiunge Di Pietro: "Piuttosto che dare immediata esecutività a quella sentenza, come sarebbe avvenuto in qualsiasi Paese democratico, il nostro Governo risponde con un emendamento per aggirarla. Quella gara fu vinta da Europa7 a cui non è stato mai permesso di trasmettere fin dal 1999. Oggi Rete4, se dovesse passare questo emendamento, continuerebbe a farlo, in barba a qualsiasi rispetto delle leggi e delle sentenze. Berlusconi è un uomo di cui non ci si può fidare e che antepone gli interessi delle sue aziende a quelli della collettività che dovrà pagare 350 mila euro al giorno con effetto retroattivo dal primo gennaio 2006 per vedere Emilio Fede: 127 milioni di euro annui, questo il prezzo pagato a Rete 4 dagli italiani".

Questa volta il buon Veltroni non può far finta di nulla e menare il can per l'aia dell'opposizione cordiale. Qui si sta giocando la credibilità del primato della Legge.

Comprendiamo benissimo l'imbarazzo che può provare Veltroni davanti a questi colpi di mano del governo. Va a farsi benedire tutto il progetto che aveva tessuto a grande fatica, conclusosi con la sconfitta elettorale. Che il segretario del Pd ha intimamente considerato una doppia vittoria: contro gli estremisti comunisti e contro l'ulivista Prodi.

Non possiamo dire: contento lui... Perché tutt'attorno c'è gran fervore nelle polemiche, ciò che potremmo sintetizzare con una parola del lessico giovanile: c'è un gran casino.
Discutono su Cofferati che non vuole alleati a sinistra. Gli rispondono i colleghi sindaci della sua regione: sì, così andiamo a casa tutti la prossima volta.

E gli eletti? Oh, mio Dio: provoca brividi e tremori isterici il sentirsi fare la lezioncina moralistica, pedagogica e catechistica che in fin dei conti il Pd non fa altro che riproporre la grande lezione dei "padri della Patria" De Gasperi, Togliatti e Nenni.

Ma vogliamo scherzare? Allora c'era stata una guerra 'internazionale' e 'civile' (interna al Paese).
Allora c'era il buon Palmiro che nei comizi prometteva di prendere a calci "in una parte del corpo" che non voleva nominare il povero Alcide dopo l'immaginata vittoria del 18 aprile che fortunatamente non ci fu (v. Montanelli, vol. 9 della "Storia d'Italia, pp. 439-440).
Era quel Togliatti a cui qualche peccatuccio sulla coscienza credo che la gente attribuisse per il trattamento riservato in Urss a tanti connazionali scappati dall'Italia e considerati spie fasciste...

La Costituzione del 1948 invocata come modello per la politica del Pd di oggi, non c'entra nulla. Per cortesia, se non avete argomenti migliori da accampare, statevene zitti. Sulla Storia e sui suoi drammi passati non si scherza.

Mio padre, come il 99% degli italiani aveva avuto la "cimice", ovvero lo stemma del Pnf al bavero della giacca, ma siccome era impiegato comunale dovette passare all'esame della Commissione d'epurazione.

Ho rievocato la faccenda in un articolo apparso il 7 gennaio 2001 sul settimanale cattolico (della Diocesi) di Rimini, "il Ponte", in una puntata [n. 788, Compromessi politici (e mafiosi) del Dopoguerra] della rubrica che ho tenuto per 24 anni dal 1984 al 2006.
Ne riproduco la parte centrale.

"Sono nato nel 1942, di quei giorni non ricordo dunque nulla. Nella memoria e nell’animo sono rimaste però le parole raccolte nei successivi conversari casalinghi. Il ritorno alla normalità fu aspro. Mio padre che era impiegato comunale, tesserato fascista sino al 25 luglio 1943, caduta di Mussolini, quindi senza alcuna adesione alla repubblichina di Salò, fu sottoposto ad epurazione. I nuovi arrivati nella Pubblica amministrazione gli dissero di andare con moglie e figlio a mangiare l’erba ai fossi. L’umiliazione inferta a mio padre resta non soltanto come piaga mia ma pure quale testimonianza della perfidia delle persone che per bassi motivi (ovviamente, fregargli il posto a favore di qualche protetto), oltraggiavano un uomo innocente.

(...) Proprio qui sul Corso, davanti ad una libreria, un compagno prese a ceffoni un altro compagno per aver quest’ultimo militato nella repubblichina come guardia del corpo del ‘terrore di Rimini’. Come mai, chiedo, la vigilanza rivoluzionaria dei compagni si era allentata tanto, al punto di accogliere l’ex repubblichino, attorno al quale poi il partito avrebbe fatto quadrato per decenni, mentre un uomo qualunque come quell’impiegato comunale dovette essere sottoposto al Tribunale della Storia perché tesserato fascista sino al 25 luglio 1943? Non ricevo una risposta razionale. Uno scrittore mi obietta che i casi personali non contano, che il racconto dei fatti deve depurarsi da essi, per poi essere affidato alla serenità del giudizio degli Storici.

Qualche giorno dopo ho letto che la moglie di Antonio Gramsci era una spia dell’Nkvd (il Kgb del tempo). E che la cognata Tania, ritenuta sempre un Angelo Custode di Gramsci e come tale eternamente celebrata, era pure lei una spia di Mosca. Giuliano Gramsci, figlio di Antonio, non ha mai voluto vedere né parlare con la zia Tania: lo ha confidato Olga, figlia di Giuliano, a Massimo Caprara nel libro "Paesaggi con figure". Al citato scrittore incontrato sul Corso, se avessi fiducia nella razionalità umana, vorrei chiedere: anche quella di Antonio Gramsci è una vicenda personale di cui non tener conto?".

Due postille. Quel compagno ex repubblichino preso a ceffoni, siede ancora al Parlamento italiano, fate voi un po' il calcolo dell'età.
Egli fu guardia del corpo del ‘terrore di Rimini’, quello che fece catturare tre giovani gappisti, i "tre martiri" di Rimini.
I quali, catturati, non parlarono, salvando così la vita dei compagni, tra i quali c'era pure Guido Nozzoli, comunista, fratello di mia madre. Doveva essere il primo sindaco del dopoguerra. Lui avvisò: "Ragazzi, chi ruba va dentro". Ha fatto 'soltanto' il giornalista.

Igor Mann su "Specchio" del 25.11.2000 lo ha ricordato alla scomparsa: "Aveva un solo, brutto difetto Guido: era un idealista, un comunista romantico sicché soffrì molto in Cecoslovacchia, durante l'invasione sovietica. Tanto che, ad un certo momento, chiese (anzi, pretese) il cambio: "Me ne torno ai fattacci italiani, fanno soffrire di meno", mi disse. Avevamo fatto insieme il Vietnam, e anche quella inutile guerra atroce fu fonte di sofferenza per lui. Va detto, però, che nelle corrispondenze al Giorno mai trapelò il suo intimo disagio. La sera, dopo aver portato al telegrafo i servizi (non c'erano collegamenti telefonici, né telefax, allora fra Saigon e il resto del mondo), andavamo a piedi sino a Cholon. Lui parlava, fumando. Peccato, non aver avuto con me un registratore poiché i discorsi di Guido erano alta testimonianza di fede: nell'Uomo".

Forse quella fede gli restò per esser stato lontano dalla "politica politicante" che ci affligge ancor oggi. A proposito della quale, riporto che cosa scrissi sempre sul "Ponte" di Rimini il 28 gennaio 2001, sotto il titolo "Come sarà la campagna elettorale":

"La vera campagna elettorale per le prossime politiche è in pratica iniziata ufficialmente (ancorché non sia stata indetta dal capo dello Stato), venerdì 19 gennaio su tutti i telegiornali nazionali, con un'intervista all'on. Silvio Berlusconi che si presentava in versione inedita. Dietro la sua immagine non appariva più la classica libreria ("con i volumi che non ho mai potuto leggere, per colpa della politica", come più volte ha confessato), ma un cielo azzurro con qualche accenno di nuvola, lo stesso che caratterizza da parecchi mesi i suoi maxi manifesti pubblicitari. Lo stesso che si vedeva, quand'ero bambino io, nei cosiddetti santini religiosi. E sullo sfondo del quale ora appare anche Rutelli, il leader del polo di centro-sinistra, dopo che i suoi consulenti intellettuali hanno deciso di fare qualcosa di originale, ovvero copiare le idee propagandistiche del centro-destra.

Fatto questo non del tutto nuovo, in verità. Pensate a Mussolini, nato socialista rivoluzionario ed arrivato rivoluzionario fascista. Una lezione, quella di Benito, che alcuni suoi pronipotini devono non aver dimenticato, se per incarnare un'eredità politica di sinistra si mettono all'ombra del centro-destra, forse anche perché sono memori che Berlusconi, senza il governo Craxi, la televisione privata se la sognerebbe ancora.

I maxi manifesti del Silvio (e di riflesso, quindi, anche di Rutelli) si alimentano di una serie di slogan che dovranno essere sfornati con una certa originalità di pensiero di qui all'apertura delle urne. Sarà una rincorsa affascinante che metterà in campo il meglio degli specialisti. Dovremo fare attenzione a non confonderci. Ci sono già alcuni rischi. Ogni lasciato è perso, non è l'autobiografia dell'on. Clemente Mastella, ma il titolo di un film di Piero Chiambretti.

Immaginiamo che, dopo aver lanciato precise, fondamentali parole d'ordine (Meno tasse, Città più sicure, Pensioni più dignitose), il tono berlusconiano salirà: Una sola strada porta a Roma, Con il governo degli onesti pioverà meno, Mucca pazza l'hanno inventata i Verdi, Arricchiamo l'uranio (avremo più soddisfazione che se restasse impoverito), La Cuccarini alla Sanità, Costanzo all'Istruzione, Maria De Filippi alla Previdenza sociale, Spinelli anche ai bidelli, Aboliamo il Sud, Mike al Quirinale ed Emilio Fede cardinale.

Rutelli sarà intelligentemente lapidario: Non tiratemi le pietre se perderò".

Sono passati sette anni. Cambiate un solo nome, Veltroni al posto di Rutelli, il resto è tutto eguale...

[Anno III, post n. 150 (527), © by Antonio Montanari 2008]

 

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Published by antonio montanari - dans antoniomontanari