Sulla «palata» del molo c'era una signora che mi ha guardato e salutato.
«Noi ci conosciamo», ho azzardato timidamente.
Lei ha risposto di sì.
Le ho chiesto chi fosse, non ricordandolo così all'improvviso.
Mi ha risposto ridendo: «Ma come non mi riconosci, sono la tua città».
Ho dovuto ammetterlo, credevo di essermi sbagliato, e che fosse una turista di passaggio.
Lei ha sorriso, e poi abbiamo cominciato a parlare del più e del meno, sta per cominciare la «stagione», le autostrade s'intasano, gli alberghi e le pensioni si riempiono...
Ad un certo punto le detto: «Andiamo a prenderci un caffè». Il bar è a due passi.
Lei ha preferito che ci andassi io a farmelo fare e glielo portassi lì, all'aperto.
Cavallerescamente ho obbedito, ma quando sono ritornato con sopra il cabaret le due tazzine, al suo posto c'era una ragazza ancora più giovane, non addobbata come la precedente signora.
«Ma tu...».
«Sono sempre io, la tua città, ma non mi riconosci ancora?».
Sarà la vecchiaia, sarà stata la sua bellezza, mi sono cascate le braccia e con esse le tazzine del caffè.