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  • : Notizie dall'Italia
  • : Storie, fatti e commenti a cura di Antonio Montanari Agg. 24.12.2021
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23 juin 2008 1 23 /06 /juin /2008 18:37

Leopardi Il «solito, stupido discorso sulle stagioni di una volta che non ci sono più», non è «anche» di Leopardi, come ha scritto Sebastiano Vassalli ("Stampa" di oggi 23 giugno).

Nello «Zibaldone» Leopardi deride «il vecchio "laudator temporis actis se puero"» che, «non contento delle cose nuove, vuole che anche le naturali fossero migliori nella sua fanciullezza e gioventù, che di poi» (4242-4243).

E porta appunto a testimonianza una lettera sulla questione meteorologica scritta da Magalotti nel 1683 («cento e quarantaquattr'anni fa!!»).

In essa si trovano già le lamentele sulle stagioni di una volta che non ci sono più, che il poeta di Recanati ascoltava dai contemporanei.

Fonte foto: www.thrivingandhome.com

[Anno III, post n. 194 (571), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans antoniomontanari
23 juin 2008 1 23 /06 /juin /2008 12:27

Proposta

In un'altra pagina ho ripercorso in breve la storia di questo blog.

Oggi vado a ritroso nel tempo per documentare il mio lavoro sul web a partire dal 1999...

[Anno III, post n. 193 (570), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans antoniomontanari
22 juin 2008 7 22 /06 /juin /2008 17:20

Proposta

Dovremmo cominciare a discutere di cose italiane prescindendo dal "terzo occhio" straniero, proprio in virtù di quello che Barbara Spinelli scrive oggi nel consueto editoriale su "La Stampa".
Ovvero che "può anche essere un connazionale che riesce a guardare da una certa distanza, che è meno fasciato da bende linguistiche patrie".

Ma dovrebbero essere i grandi commentatori come Spinelli a stimolare i loro giornali a dar voce a chi rifiuta le "bende linguistiche patrie" e parla fuori dei denti. Oggi ci sono anche i blog. Ma per che cosa (pigrizia o gelosia professionale) la carta stampata non ospita qualcosa di quanto i blog producono?

L’"Economist" (a proposito dell’opposizione all’amatriciana del Pd, ovvero all’insegna del "volemose bene", che non poteva fingere di recitare "all’inglese"), racconta verità talmente ovvie da apparire folcloristiche.

Sia in campagna elettorale sia oggi, l’informazione nazionale è legata allo "spettacolo", all’intervista ed a ciò che una volta si chiamava il "colore".

Non si racconta il Paese reale, se non dove succede il delitto ‘politico’ o l’arresto ‘eccellente’ che pesano "come macigni" nelle cronache. E tutto il resto è noia. Ovvero non degno d’attenzione e di sottolineatura.

Così, allegramente, il nostro Paese naufraga tra i sorrisini di compassione del solito corrispondente straniero che scriverà: "Noi ve lo avevamo detto…".

Forse tutto ciò dipende da un’altra questione: quanto conviene al mondo dei Grandi Giornali di non essere il "quarto potere".

Le analisi dei commentatori illustri, per forza di cose, restano alla pura teoria filosofica. Mai nessuno di loro parla dei fatti nazionali o locali: accordi sottobanco, imbrogli edilizi, colleganze con grembiulini di nessun valore né politico né scientifico aldilà del loro "particulare", favoritismi, mecenatismo peloso, strizzatine d’occhio, parcelle d’inutili consulenze, concorsi organizzati "ad personam"…

Ma così, in questo silenzio da allegro naufragio, il Paese è andato alla deriva, verso Bossi e Berlusconi, e corre il rischio di finire in malora. Sullo sfondo si ascoltano soltanto le orazioni funebri, altisonanti, solenni ed inutili. Ha concluso Barbara Spinelli che avidità e conformismo vietano oggi in Italia di comprendere il primato della legge.

Non è colpa soltanto dei politici, bensì anche di chi non fa funzionare il quarto potere del "tribunale della pubblica opinione". Che "esiste in ciascheduna nazione; ch’è invisibile, perché non ha alcuno de’ segni che potrebbero manifestarlo, ma che agisce di continuo, e che è più forte di magistrati e delle leggi, de’ ministri e de’ re […]", e che opera con un solo mezzo, la "libertà di stampa" (G. Filangieri, "Scienza della legislazione", 1782-86). A questa "libera stampa" occorre oggi appellarsi.
 

[Anno III, post n. 192 (569), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans Informazione
20 juin 2008 5 20 /06 /juin /2008 18:05

Berlusconi01h Il "rieccolo" della politica d'un tempo era Amintore Fanfani. La storiella si ripete con Berlusconi.

Rieccolo a recitare il suo repertorio, non sappiamo con quanto imbarazzo o faccia tosta dei suoi comprimari.

Attacca i magistrati, li chiama "sovversivi". Ne ha facoltà perché se l'è presa, non con il voto ma con l'arbitrio. Distinguiamo le due cose e non mescoliamo le carte, please.
Adesso attacca anche Veltroni, lo chiama amministratore fallito a Roma.
Caro Walter ben ti sta, ti sei fidato di lui, ed ora ti prende a pesci in faccia.

Di peggio è accaduto a Prodi, l'altro ieri sulla "Stampa" Marcello Sorgi riferiva delle interpretazioni date al "ritiro" del professore dalla politica. Hanno tirato in ballo pure "la psicologia". Qualcuno lo voleva far passare per squilibrato, immaginiamo.
Oggi Prodi scrive a Sorgi: mi sono dimesso da presidente del Pd, non lascio la politica.

Prodi ha vinto due volte, per due volte è stato fregato. In politica succede. Ma professor Prodi, resista, c'è bisogno di lei oggi. L'ulivismo non è una categoria giornalistica o dello Spirito. Era una precisa realtà. Veltroni ha avuto fretta di bruciare le tappe. Ora ha contro D'Alema e Prodi. Ma soprattutto ha contro quel Berlusconi che chissà quali patti avrebbe segretamente stipulato con lui per aver carta bianca e non dover guardare in faccia a viso aperto all'opposizione.

Adesso che è stato costretto a cambiare gioco, torna alla vecchia tattica, che più di una tattica è un tic, un tic pericoloso per noi e non per lui.

Ci sarà da ridere, con tutti quei deputati del Pd che sono andati a Roma confidando di poter fare gli interessi "della destra e della sinistra", parole testuali, evitatemi la citazioni degli autori.

Ma è un fatto noto che in molti speravano in cinque anni di quella che un giornalista ha chiamato la "pax romana", dimenticando che la formula nasconde il passo di Svetonio: "ubi solitudinem faciunt pacem appellant", fanno un deserto e lo chiamano pace. Anche senza le concessioni di Veltroni, ci aspetta questo deserto, ovvero la continua umiliazione e violazione della nostra Carta costituzionale.

[Anno III, post n. 191 (568), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans antoniomontanari
20 juin 2008 5 20 /06 /juin /2008 12:25

Veltroni03g Nel momento in cui Veltroni annuncia una protesta autunnale del Pd contro il governo e la fine del "dialogo", tutto ricomincia da zero.

Ma con quale faccia Veltroni potrà gestire la fase due, "Torna a casa Lassie"?


[Anno III, post n. 189 (566), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans antoniomontanari
19 juin 2008 4 19 /06 /juin /2008 12:23

Profsexy Stamani sulla "Stampa" cartacea appare questa mia lettera:

«I "capricci in cattedra" paventati da Paola Mostrocola come conseguenza della «maggiore flessibilità nei percorsi di studio» proposta da Francesco Giavazzi, sono una vecchia realtà didattica.
Trent'anni fa i colleghi più "democratici", catalogando tutti gli altri come "reazionari", svolgevano programmi da cui per Lettere (nei Tecnici) erano esclusi il Manzoni nel biennio, e Dante nel triennio».

Una nota storico-folcloristica. Esami di Stato di 20 anni fa. La commissaria esterna di Lettere interroga su Leopardi. Argomento, la canzone "All'Italia".

La candidata spiega: si tratta di una delle canzoni cosiddette civili del poeta di Recanati. Come si leggeva a p. 230 del nostro testo, il Pazzaglia edito da Zanichelli.

La commissaria si scandalizza: come civili? Ma civile vuol dire ben educato, e le dà l'idea che una poesia sia bene educata?

Il presidente di commissione, docente universitario di materie relative all'Istituto tecnico in cui ci trovavamo, era un appassionato di Letteratura, conosceva bene Leopardi ed aveva sposato una prof di Lettere.

Il presidente mi dice, Montanari andiamo a prenderci un caffè, sospendiamo per cinque minuti.

Scendendo verso il bar, mi sussurra: ma quella commissaria è pazza. Lei come rappresentante dell'Istituto non può dir nulla, adesso ci penso io.

Caffè, risalita in aula, riapertura dell'esame. Il presidente spiega alla commissione che d'ora in avanti le domande le avrebbe fatte per Italiano il rappresentante interno dell'Istituto, ovvero il Montanari, toccando alla commissaria di Lettere inviata dal Ministero l'arduo compito di controllare che le interrogazioni rispondessero al dettato della legge. Amen.

Dunque, non mi scandalizzo di quello che succede ora agli Esami di Stato. A chi opera oggi nella Scuola, l'augurio di sopravvivere ai 100 mila licenziamenti programmati dal governo.

Scommettiamo che qualcuno troverà modo di avviare corsi speciali per sistemare le "veline"? Nulla di strano, sarà di tipo professionale, amato da tutti, industriali privati, uomini di Stato pubblici, fanciulle in fiore che avranno occasione di trovare un lavoro decentemente pagato. Mica come quello dell'insegnante.

Nel 1964 quando iniziai io, si dicevano le stesse cose di oggi, circa i nostri stipendi. Sono passati 44 anni. Il che testimonia come l'italiano medio sia più preoccupato delle magnifiche sorti pallonare che della vita futura del Paese. Senza cultura non si va da nessuna parte. Amara verità? Quella che deriva dalla "Pubblica distruzione" come l'ho chiamata ieri e come la definisce Massimo Gramellini oggi sulla "Stampa". Prosit iuvatque tibi, diceva il chierico al prete di ritorno dall'altare dopo la celebrazione della messa...

[Anno III, post n. 188 (565), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans antoniomontanari
18 juin 2008 3 18 /06 /juin /2008 17:30

Montale Povero il "mio" amatissimo Montale. Alla Maturità hanno violentato una sua poesia. La dedica ad un amico "lontano", è stata confusa con la citazione finale della "giovinetta palma", roba da ebbri "amici miei", altro che da Ministero della Pubblica Distruzione.

L'amico è diventato una donna. E gli studenti sono stati invitati a parlare del "ruolo salvifico della figura femminile" nell'autore degli "Ossi di seppia".

Povero Montale, chissà quante ne dice stasera nel paradiso dei poeti.

[Anno III, post n. 187 (564), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans Informazione
17 juin 2008 2 17 /06 /juin /2008 18:01

Belusco140608

Il capo del governo che scrive al presidente del Senato, è qualcosa di gravemente inusuale.

Ieri Berlusconi ha comunicato a Schifani qualcosa che riguarda l'attività legislativa: una benedizione a Vizzini e Berselli, i quali hanno presentato gli emendamenti che bloccheranno anche il processo Mills che vede Berlusconi imputato.

Il presidente del Senato è la seconda carica dello Stato, Berlusconi la quarta. Il potere di messaggio alle Camere spetta soltanto al presidente della Repubblica.

Camera e Senato sono titolari del potere legislativo, il capo del governo di quello esecutivo.

L'atto di Berlusconi di ieri non è previsto per ora dalla Costituzione. Non rientra nella prassi e nella tradizione consolidata dei rapporti fra i poteri dello Stato.

È un gesto nuovo. Irriverente verso il presidente della Repubblica. Minaccioso verso la Costituzione, ed offensivo verso il potere giudiziario.

Non è mai accaduto in Italia che un atto pubblico (intercorso fra due poteri dello Stato) contenesse affermazioni come quelle di Berlusconi contro alcuni "magistrati di estrema sinistra".

Non è un colpo di sole sul capo del Re Sole, come lo ha chiamato Eugenio Scalfari.
È un progetto politico disperato. Che indica due realtà. Berlusconi ha mollato Veltroni, divenuto Re Ombra che non fa ombra a nessuno, ovvero un fantasma: politicamente parlando.

La "democrazia demagogica" paventata stamane da Ezio Mauro, direttore di "Repubblica" come possibilità, è invece già in atto, come lui stesso ammette in conclusione del fondo odierno: "Dovremo prepararci al peggio: se non fosse che il peggio, probabilmente, lo stiamo già vivendo". Certamente, non probabilmente.

Ha ragione Macaluso che chiude il suo pezzo nella "Stampa" di oggi scrivendo che "serve un partito democratico". Veltroni dovrebbe lasciare, Prodi ripensare il suo abbandono, lo spirito ulivista essere ripescato e rivissuto in questa grave emergenza costituzionale dell'Italia.

[Anno III, post n. 186 (563), © by Antonio Montanari 2008]

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Published by antonio montanari - dans antoniomontanari
15 juin 2008 7 15 /06 /juin /2008 17:39

Declanganley Il governo vuole il silenzio totale dei giornali sulle indagini giudiziarie sino al termine dell'udienza preliminare.

Come scrivono oggi Giovanni Negri e Donatella Stasio sul "Sole-24 Ore", in tal modo i cittadini sarebbero "privati del diritto di conoscere elementi cruciali della vita pubblica".

Il provvedimento in questione e la linea della militarizzazione dell'ordine pubblico, dichiarano una linea politica che anestetizza la Costituzione.

Davanti a questo stato delle cose, l'opposizione può ancora ritenersi vincolata al dialogo "sulle riforme istituzionali", oppure corre il rischio di apparire complice di un'involuzione della democrazia italiana?

Eugenio Scalfari su "Repubblica" è favorevole alla rottura del dialogo stesso "per mancanza dell'oggetto". Credo che abbia ragione. Veltroni deve pronunciarsi urgentemente, non baloccarsi con le questioni procedurali.

Anche perché la Lega è minacciosamente alla carica sulla questione europea, dopo il voto irlandese. Sul quale hanno pesato forze simili a quelle di Bossi in Italia.

In Irlanda per il "no" ha operato un raggruppamento guidato da "un ricchissimo industriale, Declan Ganley (nella foto), che s'è preparato dal 2007 fondando l'associazione Libertas. Libertas riceve finanziamenti ingenti da neo-conservatori Usa e dal Foreign Policy Research Institute di cui Ganley - presidente di una ditta Usa specializzata in contratti bellici privati - è membro da anni: lo ha ricordato venerdì in un convegno parigino l'europeista liberal-democratico inglese Andrew Duff". Questo scrive oggi Barbara Spinelli sulla "Stampa".

L'Europa di oggi nacque come ideale politico quando nacque la nostra Costituzione. Dopo la seconda guerra mondiale. I due problemi di oggi, gli attacchi all'Europa e gli schiaffi alla Costituzione, vanno di pari passo. Nel momento in cui l'unica Europa che conta è quella dei campi di calcio per il campionato continentale.

[Anno III, post n. 185 (562), © by Antonio Montanari 2008]

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14 juin 2008 6 14 /06 /juin /2008 18:07

Belusco140608Di "fantasmi di un tempo sospeso" parla Giuseppe D'Avanzo chiudendo il fondo sulla militarizzazione dell'ordine pubblico

Dove il generale Fabio Mini scrive di un rischio "banalizzazione" per le nostre forze armate, screditando quelle di polizia ed aprendo la strada a qualcosa che riassumiamo qui con la parola ridicolo. Se fallisce l'esercito, si chiede Mini, "chi mandiamo per strada la notte? La Nato? I mercenari?".


Natoronde

Andiamo indietro nel tempo con questo provvedimento berlusconiano e con l'altro (un disegno di legge) che minaccia la galera per i cronisti che rivelassero i segreti (di Pulcinella) delle intercettazioni.
Andiamo verso un "secolo buio" con il Diritto cucinato ad uso e consumo del potere. Come previsto. Da tutti. Tranne che da Veltroni.

E se questo è il cammino che ci aspetta (o ci spetta, per infausto destino), potremo invocare l'immunità medievale accordata a chi s'accostava al trono per rappresentare qualcosa di inviso dal monarca.

Dunque, immunità medievale per i cronisti del XXI secolo. E se ci fosse concessa, chiederemmo ad un prefetto della Repubblica come nascono, sono discusse ed approvate le candidature per i cavalieri del 2 giugno.
Perché uno di quelli decorati gira con una Maserati targata estero: forse c'è qualche inconfessato segreto fiscale ben custodito in quella vettura.

A D'Avanzo vorremmo ricordare che i "fantasmi di un tempo sospeso" vanno tranquilli anche grazie a "Repubblica". Che prese, per la campagna elettorale, un innamoramento verso il veltronismo, da generare allora un sorriso compassionevole. Non per il contenuto delle idee liberamente espresse, ma per la forzatura del tono con cui vennero diffuse.

Alla laica religione del dubbio, il foglio fondato da Scalfari sostituì un'adorazione cerimoniale verso l'Indicibile e l'Indiscutibile.
Per cui aspettiamo che a quel rituale d'adorazione adesso segua un "mea culpa" teologicamente inevitabile, anche se recitato più o meno tra i denti.

Sul tema, in questo blog:

"Sfilata" (vedi la seconda foto qui riprodotta: moda intima a Medellin)

"Ronda di notte"

[Anno III, post n. 184 (561), © by Antonio Montanari 2008]

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