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  • : Notizie dall'Italia
  • : Storie, fatti e commenti a cura di Antonio Montanari Agg. 24.12.2021
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9 décembre 2009 3 09 /12 /décembre /2009 16:57
Il governo arresta i mafiosi. Che sono amici degli oppositori di Berlusconi



Brambilla Anche ieri sera ci è stata offerta da un ministro della Repubblica una bella favola per farci andare a letto felici e contenti. Il governo fa arrestare i mafiosi.

E fin qui passi, è una balla talmente grossa che è lecito raccontarla in tivù. Dove ormai la recita è così assurda e violenta che nulla più meraviglia. La ministra Brambilla sa che non sono i governi a far arrestare i mafiosi.

La ministra Brambilla ha pure sostenuto che le notizie divulgate in tutto il mondo dalle tivù presenti a Torino per ascoltare le ultime parole famose di un pentito, danneggiano il nostro turismo, il nostro artigianato, la nostra industria, la nostra immagine all'estero e la nostra economia all'interno.

Se queste cose le avesse espresse con retorica accademica qualche polveroso autore di romanzi per signore in avanzata decadenza, le avremmo potute giustificare.
Il ministro del Turismo racconta che l'immagine dell'Italia è danneggiata non dagli scippi che avvengono in certe località, o che l'arrivo di imprenditori esteri nel nostro Paese è ostacolato da mille problemi tra cui la mafia, legati ad uno Stato che funziona come un tram a cavalli diretto sulla Luna. Ebbene, questa versione dei fatti, fornitaci dalla signora Brambilla, è la negazione dei fatti stessi.

Brambillab1Infine, che la ministra di un governo presieduto da un grande imprenditore della televisione parli "male" della televisione, è un aspetto inutile da sottolineare, ma importante da mandare a mente per comprendere a quale punto di involuzione logica siano arrivati nei loro discorsi i signori del governo.

Tra i quali troviamo anche chi, a proposito di due mafiosi arrestati, li ha definiti amici degli avversari del loro idolo di palazzo Grazioli. Per essere all'altezza della situazione, il giornale di famiglia del capo del governo non ha potuto non titolare: "In piazza gli amici di Spatuzza". Ovvero le magnifiche sorti e progressive dell'Italia.

Concorso (senza premi). Domanda: chi ha detto (ed a chi si riferisce la frase): "Si servirà di donne abili a creare scandali e a screditare politici...."?

Vecchia_btambilla

Tutto su Michela Vittoria Brambilla in questo blog. La foto da Ballarò non è di ieri sera.

[09.12.2009, anno IV, post n. 348 (1068), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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8 décembre 2009 2 08 /12 /décembre /2009 16:07
"Lo Stato colpiva gli innocenti con prove false"
Piazza_fontana


Un inserto di quattro pagine sul "CorSera" ieri ci ha ricordato l'imminente anniversario del 12 dicembre 1969, la strage di piazza Fontana a Milano.

Come eravamo quaranta anni fa? Un nome che forse pochi ricordano, Giancarlo Stiz. Giudice istruttore nel 1971 al tribunale di Treviso. La sua intervista è riassumibile in questo sottotitolo a piena pagina: "I servizi mi controllavano e ricevevo minacce dal centralino della Camera".

Dato che ci siamo, riportiamo anche il titolo: "Il giudice che svelò le trame. Lo Stato colpiva gli innocenti con prove false".

[08.12.2009, anno IV, post n. 347 (1067), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

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2 décembre 2009 3 02 /12 /décembre /2009 16:48
La figlia di Tobagi risponde a Celli: se le cose vanno male, non scappare ma spendersi qui per il bene comune

Benedetta_tobagi


Abbiamo qui citato, portando poi il discorso sul piano personale, la lettera di P. L. Celli al figlio, con l'invito a scappare da questa Italia in mano ai mediocri.

Non essendo padre, e nemmeno nonno, ma soltanto un vecchio di quelli che in Liguria sono giudicati dannosi per il turismo se si associano a vivere in una casa di riposo, torno sull'argomento solamente per ringraziare Benedetta Tobagi.

La quale stamani ha pubblicato una bella lettera aperta a Celli su "Repubblica". Il cui sugo raccolgo in questa citazione (il giornale l'ho comprato: posso farla o corro il rischio di essere denunciato?): bisogna "spendersi per il bene comune, proprio quando le cose vanno male". Seguono le parole dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, "qualunque cosa succeda".

Piazza_fontana
Ricordo il dicembre di 40 anni fa, quando Vespa in tv definì Valpreda il mostro di piazza Fontana. Quanti sono stati i morti per un'Italia migliore, lo raccontano le cronache, fitte di nomi e di misteri. Vespa vive ancora con i mostri. Un po' politici ed un po' qualcosa d'altro, perché protagonisti di terribili vicende giudiziarie.

Che cosa è cambiato? Grazie al cielo, abbiamo i figli di quelle vittime, Umberto Ambrosoli, Benedetta Tobagi, Mario Calabresi e tanti altri. Sono qui con noi, non sono scappati per sfuggire ai mediocri che trionfano.

Mi ripeto, l'ho scritto qui il 18 maggio 2008. La Storia è dovunque e sempre piena di storie di ladri puttane e spie che hanno preteso di reggere le pubbliche sorti di uno Stato. Ma soltanto in Italia essi hanno avuto pure la pretesa di salire persino sulla gloria degli altari.

Alle nuove leve come Umberto Ambrosoli, Benedetta Tobagi, Mario Calabresi, chiediamo di continuare ad essere degni dei cognomi che portano, nel nome di una democrazia meno da mercato delle pulci.

L'immagine di Benedetta Tobagi è © by Corriere della Sera.

[02.12.2009, anno IV, post n. 346 (1066), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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1 décembre 2009 2 01 /12 /décembre /2009 16:05
Il Pd tutto è d'accordo con Letta su un premier che si difenda non nei processi, ma dai processi?

01122009blogstampa


Sembra di tornare indietro nel tempo, leggendo le notizie del giorno. Due milioni di disoccupati in Italia. Obama, invieremo altri 30 mila soldati in sei mesi. Viet-Nam? No, Afghanistan.

Giovanni Sartori nell'editoriale del "CorSera" rispolvera il principio dell'habeas corpus.
La memoria ripesca il 1215 e la Magna Charta libertatum inglese, art. 29: "Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato... se non in virtù di un giudizio legale dei suoi pari e secondo la legge del paese...".
Poi la vera e propria legge dell'Habeas corpus nell'Inghilterra del 1679, che vietava gli arresti arbitrari dei sudditi da parte del potere esecutivo. Dieci anni dopo il sovrano deve adeguarsi alla volontà della nazione espressa dal parlamento, è la Dichiarazione dei diritti.

Noi, anno 2009, stiamo ancora discutendo se possa aver ragione Enrico Letta nel sostenere il diritto del capo del governo di difendersi non soltanto nei processi ma pure dai processi.

Sia detto con il massimo rispetto, la nostra personale esperienza intende il difendersi dai processi come una manovra fuori della legge. Letta avrà conoscenze più approfondite delle nostre, per arrivare a siffatte vette giuridiche.

Che cosa ha combinato Letta? Rispondo con le parole di Miriam Mafai, prese dal fondo di "Repubblica": così il premier "è più eguale degli altri davanti alla legge". E' un premier che torna al concetto del sovrano legibus solutus.

L'argomento, senza riferimenti alla frase di Letta, c'è anche nel pezzo di Sartori. Che distingue la democrazia protettiva dell'habeas corpus da quella "direttistica" alla Chavez che piace tanto a Berlusconi (dice lo stesso Sartori). E che può diventare "uno dei peggiori sistemi di potere possibili".

Due connotazioni di carattere, se volete, psicologico. Berlusconi ha lodato un dittatore, il bielorusso Lukashenko (foto). Ed ha raccontato ad una certa assemblea la barzelletta "mafiosa" di Einstein fatto fuori perché troppo sapeva.

Ascoltate quella barzelletta e poi leggete ad esempio una frase di questo tipo: "Giorgio Ambrosoli pagò con la vita la difesa dei propri valori dal pericoloso intreccio di mafia e politica" (da un discorso alla Bocconi di Mario Sarcinelli)... Non sentite rovesciarvi lo stomaco?

Sembra di tornare indietro nel tempo, ma è soltanto il futuro che ci aspetta.

[01.12.2009, anno IV, post n. 345 (1065), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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30 novembre 2009 1 30 /11 /novembre /2009 16:12
Sì al multiculturalismo e no ai "mediocri che contano" di cui parla P. L. Celli al figlio, invitandolo a lasciare l'Italia



Che cosa c'è di peggio della minaccia islamista? C'è "l'illusione multiculturalista". Parola di PG Battista sul "Corrierone" di stamani.

La moderna civiltà europea nasce dall'idea multiculturale. Noi siamo poveri illusi a credere che dialogo confronto e convivenza fra culture diverse siano fattori necessari per evitare il ripetersi dei drammi passati?

A proposito di illusioni. Pier Luigi Celli scrive al figlio una lettera aperta su "Repubblica", invitandolo ad andarsene dall'Italia.

Un carissimo amico me la segnala, trascrivendomene un brano con la premessa: "E' una frase che puoi ben condividere".
La condivido, purtroppo. Scrive Celli: l'Italia "è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché".

L'amico che mi scrive: "E' una frase che puoi ben condividere", conosce a fondo certe mie disavventure dovute soltanto al fatto di aver lavorato da indipendente nel campo degli studi storici.
Di "mediocri che contano" ne ho conosciuti tanti. Mediocri e cretini, perché pur non essendo stato  il sottoscritto in nessun momento in gara con loro, da loro ha ricevuto gesti subdoli, condivisi da ruffiani e cortigiani di ogni risma e parrocchia.
Mediocri, cretini e soprattutto arroganti al punto di credersi al centro dell'universo.

L'ultima avventura è del mese scorso, quando hanno tentato di proscrivermi da un'associazione (privata) a cui sono iscritto, soltanto per ingraziarsi un consigliere che è uno di quei mediocri che non vogliono veder altro che la propria ombra e soltanto agiscono subdolamente nel buio come i ladri di cui parla il Vangelo.

[30.11.2009, anno IV, post n. 344 (1064), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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30 novembre 2009 1 30 /11 /novembre /2009 15:11
Opinione di Piero Ostellino. Ma il Pd ha compreso il progetto egemonico di Berlusconi? Letta ci fa dubitare



Ultimo round, abbiamo intitolato il post del 27 scorso. Ci riferivamo al tramonto della democrazia italiana nata nel 1948. Ci conforta e conferma il parere moderato di Piero Ostellino sul "CorSera" di oggi: "... ci troviamo nel mezzo di una crisi che potrebbe avere conseguenze devastanti per la nostra stessa democrazia".

Ma le premesse di Ostellino sono altre: lo "scontro di poteri" in corso in Italia "vuole sconfiggere Berlusconi come uomo politico o come proprietario di Mediaset?".

Verrebbe da sorridere, e dire: lasciamo la scelta allo stesso Berlusconi. Ma il fatto è che il presidente del Consiglio blocca il funzionamento della dialettica politica, proclamando di non voler dialogare con "questa sinistra". Una "sinistra" che vede soltanto lui. Una sinistra che oggi, tramite Enrico Letta, intervistato dal "CorSera", offre al cavaliere una scialuppa di salvataggio molto confortevole. Ovvero "cambiare strada", proponendo in Parlamento una riforma della Giustizia "nell'interesse dei cittadini".

Letta (Enrico) non ha ancora compreso il disegno egemonico di Berlusconi. Qualcuno glielo spieghi. Oppure legga quanto scrive oggi Barbara Spinelli sulla "Stampa": non si può sorvolare "sul fatto che l’attuale presidente del Consiglio, volutamente ignorando la Costituzione, abbia separato il principio democratico e il principio di legalità fino al punto di annunciare: anche se fossi condannato, resterei al mio posto perché sono un eletto del popolo".

[30.11.2009, anno IV, post n. 343 (1063), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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29 novembre 2009 7 29 /11 /novembre /2009 17:10
Nonno ucciso all'assedio di Pavia, 1528. Fratello decapitato a Roma come brigante, 1587. Altro fratello fatto trucidare da Cosimo de' Medici presso Famagosta, 1564. Gli aveva sedotto una figlia già promessa in sposa al duca di Ferrara e poi avvelenata dal padre.

Lui, Giacomo Malatesti vendica questo fratello, e poco dopo si sposa lietamente, 1565. E' nato a Firenze nel 1530. Diventa marchese di Roncofreddo e conte di Montiano, terre di Romagna. Fa il soldato di ventura come tanti altri "signorotti" locali.

Ha ragione Anna Falcioni (che ha curato anche questo XXI volume della storia delle signorie malatestiane, per Bruno Ghigi Editore in Rimini): la partita politica si gioca ad alti livelli "e la piccola nobiltà si presta soprattutto come forza mercenaria [...] ma è completamente tagliata fuori dalle decisioni che contano".

Nella presentazione di Anna Falcioni, rileggo con piacere le parole (1961) di Romolo Comandini che definisce Giacomo Malatesti "rappresentante tipico della Controriforma che familiarizza con gli esponenti più in vista di quella singolare epoca", con "l'amore della fama, anzi della gloria che si può conseguire con la nobiltà delle opere".

Comandini è stato uno studioso che  (in tempi non sospetti, direbbe un  commentatore politico), ha aperto nuove piste sulla storia locale, facendone non un mondo lontano dagli avvenimenti nazionali, ma anzi rivelandone agganci e collegamenti, con una sagacia critica che è sottolineata ancor oggi. Come dimostra la citazione da parte di Anna Falcioni.
E ciò conforta la memoria di chi come il sottoscritto fu in anni lontanissimi suo allievo di Scuola media, ricavandone un'impronta fondamentale nella propria esperienza umana e di studio.

Giorgio Bolognesi racconta tra le altre cose, nell'ampia sezione sulla vita politica e militare del Nostro, anche la partecipazione di Giacomo alla crociata contro i Turchi, e la sua prigionia a Costantinopoli (1571): nudo, con i ceppi ai piedi, incatenato ad altri compagni di sventura.

A Paola Errani e Claudio Riva si deve la narrazione di una vicenda locale, la Compagnia delle Sacre Stimmate.

Gian Paolo Giuseppe Scharf esamina infine l'epistolario di Giacomo con i duchi di Urbino, concludendo che i legami con i potenti servivano al Malatesti "anche a sistemare la propria famiglia all'interno della nobiltà".

Dalle lettere, conclude Scharf, si ricava come ormai l'ideale rinascimentale del gentiluomo fosse slegato dall'ambiente di corte.
A testimonianza di una crisi politica generale che ben si rispecchia nell'esperienza di Giacomo Malatesti.

Anna Falcioni, oltre ad aver curato tutti i volumi della storia delle signorie malatestiane, ha redatto anche le seguenti voci per il "Dizionario Biografico degli Italiani" (ed. Treccani, Roma 2007):

Malatesta (de Malatestis) della Penna, pp. 66-68.
Malatesta da Verucchio, pp. 68-71.
Malatesta Paolo, pp. 101-103.
Malatesta Giovanni, pp. 53-56.
Malatesta Malatestino, pp. 71-74.
Malatesta Pandolfo I, pp. 84-87.
Malatesta Ferrantino, pp. 34-37.
Malatesta Antico detto Guastafamiglia, pp. 74-77.
Malatesta Leale, pp. 63-64.
Malatesta Galeotto, pp. 40-44.
Malatesta Ungaro, pp. 44-47.
Malatesta Pandolfo II, pp. 87-90.
Malatesta dei Sonetti, pp. 77-81.
Malatesta Galeazzo, pp. 37-40.
Malatesta Pandolfo, pp. 95-97.
Malatesta Carlo di Rimini, pp. 17-21.
Malatesta Carlo di Pesaro, pp. 21-23.
Malatesta Pandolfo III, pp. 90-95.
Malatesta Galeotto Belfiore, pp. 47-49.
Malatesta Galeotto Roberto, pp. 49-51.
Malatesta Sigismondo Pandolfo, pp. 107-114.
Malatesta Roberto, pp. 103-107.

Malatesta Pandolfo IV, pp. 97-101.

 

ALL'INDICE delle pagine storiche presenti su "RIMINI SI RACCONTA"

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Published by antonio montanari - dans Rimini
27 novembre 2009 5 27 /11 /novembre /2009 17:04
Napolitano preoccupato, Berlusconi deciso ad ottenere l'immunità giudiziaria. Come tramonta la democrazia nata nel 1948

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Ha ragione il presidente Napolitano quando ammonisce: "L'interesse del Paese richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione, cui si sta assistendo, delle polemiche e delle tensioni non solo tra opposte parti politiche ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali".

Ha ragione da vendere soprattutto quando osserva: "E' indispensabile che da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche...".

Ma ci sono anche le dichiarazioni private fatte filtrare sui giornali come inevitabili dichiarazioni "pubbliche". Quelle di chi, per dirla con Rosy Bindi, "continua a lanciare accuse di eversione o a parlare di guerra civile".

Quindi la ragione di Napolitano si trasforma in un grave allarme che, per garanzia costituzionale, deve suonare equidistante fra le parti. Ma, si sa, nelle cose c'è una forma e c'è una sostanza.

La forma è il messaggio di Napolitano, la sostanza sta nel commento di Rosy Bindi. In Italia abbiamo un premier che "continua a lanciare accuse di eversione o a parlare di guerra civile". E poi fa smentire, come da vecchia pratica politica berlusconiana.

La situazione è in un vicolo cieco. Se non ottiene ciò che vuole, ovvero l'immunità giudiziaria con il "processo breve" od un lodo Alfano bis, Berlusconi tenterà di trasformare a suo vantaggio la Costituzione.

Questo inquieta e preoccupa, e trasforma l'appello super partes di Napolitano nell'atto notarile da ultimo round di un tramonto della democrazia italiana nata nel 1948 che vedrà sorgere poi "un uomo solo al comando".

"Niente può far cadere un governo che abbia in Parlamento la fiducia di una maggioranza coesa", sostiene oggi Napolitano.
Berlusconi lo sa, ma appunto per essere poi "un uomo solo al comando" vuole regolare conti interni ed esterni. Con Fini (oppositore mascherato secondo il cavaliere). E con il Pd che dovrebbe svolgere il ruolo di oppositore istituzionale.

Ma il guaio è che dentro il Pd troppi aspettano di prendere il posto di Berlusconi, governando con Casini, Rutelli e tanti loro "amici" che ancora sono in casa dello stesso Pd.

Ecco perché l'appello super partes di Napolitano non è sufficiente. Occorre che sia il parlamento a discutere di queste cose, non bastano le prese di posizione autorevoli come quella di Napolitano oggi, o le chiacchiere che finiscono poi nelle cronache dei quotidiani, prima di essere smentite dal capo del governo.

[27.11.2009, anno IV, post n. 342 (1062), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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26 novembre 2009 4 26 /11 /novembre /2009 16:53
Cronista dei calzini stravaganti del giudice, è sotto "processo" all'Ordine dei giornalisti

Annalisa_spinoso


Annalisa Spinoso è la cronista di Canale5 che ha commentato quel ridicolo filmato su di un giudice odiato dal suo datore di lavoro, e colpevole (il giudice) di portare calzini non ispirandosi alle regole mondane dell'arbiter elegantiarum Carlo Rossella.

Annalisa Spinoso ha dovuto sottoporsi ad un procedimento disciplinare dell'Ordine dei giornalisti a cui appartiene, quello siciliano. Ne riferisce oggi "Repubblica", citando la sua autodifesa: le avevano chiesto un "pezzo di colore".

All'Ordine non comprendono (la definizione "pezzo di colore" è fuori uso da tempo). La interrogano: "Di gossip?". Le ammette: "Di gossip".

Ecco una giovane cronista sballottata fra la richiesta di un "pezzo di colore" e la necessità di fare "gossip", ovvero sputtanare i calzini di un giudice inviso alla casa madre, e trarre spunto da quei calzini per definire il giudice stesso affetto da "stravaganze": quella cronista merita compassione e perdono.

Ha agito in stato di necessità (mangiare sta minestra o saltar dalla finestra), e per questioni di età non sa che cos'è un "pezzo di colore", come d'altronde, a quanto pare, i suoi esaminatori che virano il discorso sull'etichetta del "gossip".

Mezzo secolo fa, per fare un esempio, il giro d'Italia era seguito per il "Corrierone" da Ciro Verrati che faceva la cronaca sportiva vera e propria, e da Giovanni Mosca che trattava appunto il "colore", raccontando con tanta poesia ed intelligenza l'Italia attraverso cui i pedalatori passavano.

Erano i tempi in cui la Rai mandava in onda verso le 20 una trasmissione dalla corsa della rosea "Gazzetta", intitolata "Senza freni". La cui redazione viaggiava sopra un pullmino che recava in bella evidenza sul davanti il titolo della trasmissione.
Titolo che, equivocato nelle discese alpine, dagli spettatori plaudenti provocava spesso panico soprattutto tra le nonne. Che battevano le mani per Bartali, Coppi e Magni.

Altra Italia, quella del "colore" che non era il "gossip"? Mah, c'era già stato lo scandalo Montesi. Era un'Italia che guardava alle calze di seta delle "signorine", non a quelle di cotone di un giudice che a buon diritto va dal barbiere vestito come gli pare.

Gentile Annalisa Spinoso, lei spera di lavorare per "Striscia la notizia" o "Le Iene". Auguri, la satira è bella ma difficile. Mica basta screditare un magistrato per i calzini che porta, e non sono come quelli di Carlo Rossella. E poi i Rossella restano sempre a galla, gli altri come lei possono essere immolati sull'altare della dignità professionale. Per questo ci sono gli Ordini. I pesci piccoli sono preda più facile per dare lezioni. Doppiamente auguri per la prossima sentenza dell'Ordine, nei suoi confronti. Diffidi di chi vuol fare screditare e di chi vuol giudicare.

[26.11.2009, anno IV, post n. 341 (1061), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

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25 novembre 2009 3 25 /11 /novembre /2009 16:39
E dopo Berlusconi, scrive Panebianco, un lungo periodo di instabilità, appunto "in stile italiano"


Blog25112009stampa


Non si tratta di moda, ma "soltanto" di politica. L'editoriale del prof. Panebianco sul "CorSera" di oggi, trattando del tramonto del bipolarismo (quando Berlusconi uscirà di scena), fa fosche previsioni: ci sarà un lungo periodo di instabilità. Panebianco conclude che quel lungo periodo, ovvero un'altra interminabile "transizione", sarà appunto "in stile italiano".

Da sprovveduti lettori, in virtù dell'euro pagato per comprare il giornale e favorire la circolazione delle idee, ci permettiamo di osservare che il finale di Panebianco, è come uno di quegli annunci in calce alla puntata di un teleromanzo, che lasciano in sospeso lo spettatore... Che cosa succederà nella prossima trasmissione?

Il problema è che che Panebianco, mentre annuncia appunto la "prossima puntata", a chiare lettere presenta tutta la trama a venire: un lungo periodo di instabilità, "presumibilmente".

Lo slogan conclusivo dello "stile italiano", egregio professore, è troppo sbrigativo, e, come si diceva una volta, qualunquistico. Lei mette sullo stesso piano Pd e Berlusconi. Ha ragione.

Il 12 settembre scorso, ci è capitato di osservare che è fallito miseramente, sia a destra sia a sinistra, il tentativo di dare vita ad una cosiddetta terza Repubblica bipartitica. La seconda, aggiungevamo, è stata ipotizzata dopo Tangentopoli come rinascita con una nuova situazione politica.
La Repubblica bipartitica è qualcosa di più della Repubblica bipolare che ne doveva costituire l'anticamera.

Ma ciò che noi, sprovveduti lettori di giornali, vorremmo trovare nei giornali, è una diagnosi del "male italiano" più approfondito ed attento. Insomma, lo slogan dello "stile italiano" non spiega quello che vorremmo sapere per credere in un domani migliore. Dopo ogni politico che esce di scena, non ci deve essere il diluvio come unica prospettiva possibile.

Lei, prof. Panebianco, spiega che la fragilità della situazione politica italiana, "sta nel fatto che i suoi equilibri poggiano interamente sulle spalle di un uomo solo".
Ma questo fatto non è nuovo. Non è nato l'anno scorso. La situazione sta peggiorando giorno per giorno. Molti si stanno accorgendo soltanto adesso dei danni che il berlusconismo reale sta recando al Paese. Ma per onestà intellettuale, non diamo la colpa soltanto al cavaliere.

E' la vecchia storia della vittoria che ha molti padri, e della sconfitta che è sempre orfana. Berlusconi ha le sue "colpe" (politiche) ma anche gli altri suoi colleghi di governo e di opposizione non ne sono esenti.

Ovviamente, soltanto due "anime candide" (Casini e Rutelli) sono esenti dal peccato originale della politica nostrana. Le misteriose vie della Provvidenza potrebbero averle scelte sia per la glorificazione, sia per la loro (e nostra) dannazione.

[25.11.2009, anno IV, post n. 340 (1060), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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